“Così dice l’Eterno degli eserciti, il DIO d’Israele, a tutti i deportati che io ho fatto condurre in cattività da Gerusalemme a Babilonia: «Costruite case e abitatele, piantate giardini e mangiate i loro frutti. Prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli e date le vostre figlie a marito, perché generino figli e figlie e perché là moltiplichiate e non diminuiate. Cercate il bene della città dove vi ho fatti condurre in cattività e pregate l’Eterno per essa, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere”.
(Geremia 29:4-7)
Se questo era vero per gli esuli di Dio a Babilonia, è ancor più vero oggi per gli esuli cristiani in questo mondo “babilonese”. Allora, cosa dobbiamo fare?
Dovremo fare le cose ordinarie che devono essere fatte: costruire case, abitarle, piantare dei giardini. Questo certamente non ti contamina, se lo fai per il vero Re e non solo per la bellezza degli occhi o per piacere agli uomini.
Cerca il bene del luogo nel quale Dio ti ha mandato. Pensa a te stesso come un inviato di Dio là. Perché in effetti, è quello che sei.
Prega il Signore per la tua città. Chiedi che accadano cose buone e importanti. È evidente che Dio non è indifferente al bene del posto. Una delle ragioni per cui non lo è, è questa: se la città sta bene, anche il suo popolo sta bene.
Questo non significa che perdiamo di vista il nostro status di esuli. Infatti, una delle cose migliori che potremmo fare per questo mondo è quella di mantenere la nostra libertà allontanandoci dalle sue attrazioni accattivanti. Il modo migliore in cui possiamo servire la nostra città è quello di rispecchiare i valori della “città futura” (Eb. 13:14). Il bene più alto che possiamo fare per la nostra città è quello di chiamare quanti più dei suoi cittadini a diventare cittadini della “Gerusalemme celeste” (Gal. 4:26).
Viviamo in modo tale che i nativi possano desiderare di incontrare il nostro Re.